Currahee!

We stand alone, together
Currahee è un monte a fianco del quale fu costruito, nel 1940, il primo campo di addestramento di paracadutisti dell'esercito americano. Il monte deve il suo nome a una parola della lingua Cherokee da cui quegli stessi paracadutisti, che pochi anni dopo liberarono l’Europa dal nazifascimo, trassero il loro motto: “Da soli, insieme” (“We stand alone, together”). Questa era ed è la filosofia del cosiddetto 506° Reggimento: prepararsi a farcela da soli, così da poter combattere insieme ad altri senza troppi condizionamenti e rapporti di dipendenza. Per noi, vuol dire da soli rispetto ai populismi, ma insieme a chi intende la politica come servizio e non come un circo o un fight club. Questo dovrebbe essere, oggi, il motto delle forze liberaldemocratiche italiane. Sensibilità e tradizioni differenti non devono condizionare la battaglia fondamentale, che - si badi bene - non sono le prossime europee, ma quello che viene dopo.

In una politica fatta di parole svuotate del loro valore, troppe volte abbiamo sentito tirare in ballo solo un pezzo della nota frase di De Gasperi sulla differenza fra statisti e politici, mentre è la seconda parte quella più importante: “Un politico pensa al successo del suo partito: lo statista a quello del suo paese”. Smettiamo di guardare al breve periodo. Usciamo dalla bolla. La missione che ci attende nei prossimi sei mesi è più alta e importante dei destini dei singoli: dobbiamo dare una rappresentanza credibile, contendibile e realmente democratica a un corpo elettorale che da oltre 30 anni è privo di una voce che indichi nel riformismo e negli Stati Uniti d’Europa la via per ridare speranza a un Paese e un continente che di questi valori ha disperato bisogno.

Le prossime elezioni europee sono l’abilitatore di questo imprescindibile cambiamento, non l’orizzonte cui guardare. Le regole - poche e condivise - la garanzia del futuro di questa area politica.

1) La costruzione di un nuovo partito inizia entro 10 giorni dalle elezioni europee. Se la politica là fuori pensa in piccolo e al breve, noi pensiamo in grande e con coraggio alla creazione di una forza rappresentativa delle istanze liberaldemocratiche del Paese. A chi vorrà partecipare si chiede non di perdere la propria identità valoriale, ma di metterla al servizio di uno sforzo più ampio. Con il senso dell’urgenza dettato dai piani inclinati su cui il nostro Paese è lanciato a folle velocità, è necessario schierarsi dietro una bandiera che possa rappresentare chi ha perso fiducia nei confronti delle singole sigle politiche ma non nel progetto europeo.

2) L’Italia, Paese fondatore dell’UE, non può non contare su una forza europeista, popolare, liberale, ancorata all’Occidente, che si richiami alla prima parte della Costituzione e che dia prospettiva politica a chi si riconosce nel pragmatismo e nella verità, stretta fra gli opposti populismi di destra e sinistra. Da 30 anni media e politica si inseguono nel dire frasi vuote, magari litigando, pur di apparire. Bisogna prendere di petto i temi della partecipazione politica (digitalizzazione raccolta firme nuovi partiti, SPID per referendum, trasparenza rapporti fondazioni-partiti) della concorrenza (taxi, balneari, farmacisti, notai), della produttività (RePowerEu, transizione digitale e salari) e dell’inclusione sociale e valorizzazione della diversità. 

3) La leadership è contendibile a ogni livello, definita per obiettivi trasparenti e misurabili, meritocratica e ossessionata dal costruire valore per i cittadini. Le leadership si alternano con piena contendibilità per servire le priorità democraticamente definite, facendo emergere ed attraendo i migliori talenti anche dal mondo privato, dell’associazionismo e del terzo settore. Lo statuto prevede la più alta osservanza dei principi della Costituzione in tema di democrazia interna dei partiti, riconosce e applica la valorizzazione delle competenze a tutti i livelli organizzativi come motore primario di definizione delle leadership, la tecnologia come abilitatore e la democratica definizione delle priorità come propulsore iniziale dell’azione partitica.